La nostra storia
Sono un genitore che in questi 14 anni ha cambiato il proprio lavoro e la propria vita per studiare e comprendere il perché del modo diverso di apprendere e di vivere la quotidianità di mio figlio che oggi, insieme a me, costituisce questa Associazione.
Il mio percorso è iniziato quando, in prima elementare, una maestra mi comunica che mio figlio era lento nelle consegne, con poca voglia di fare, non continuo nell’apprendimento e forse anche un po’ distratto.
Ignara di quello che poi sarebbe stato, ho iniziato a seguirlo osservando che tipo di “problemi avesse” e a documentarmi su quelle che potessero esserne le cause.
Ai tempi non sapevo cosa significasse la parola DSA.
Da allora non mi sono più fermata.
Ho iniziato a cercare di capire di cosa si trattasse, a studiare e informarmi per capire in che modo potessi aiutarlo.
Brancolavo nel buio e avevo sempre di più la certezza che mio figlio avesse problemi in lettura, in scrittura, nell’ortografia e perché no, anche nel calcolo matematico.
Negli anni delle elementari l’ho sottoposto a tutto quello che si poteva fare per cercare di “guarirlo” da questo problema e solo ora mi rendo conto che la parola “guarire” non ha nessun senso, perché lui non era malato.
Economicamente ho sostenuto uno sforzo non indifferente portandolo dovunque: in diversi centri di logopedia, ha fatto sedute di Brain Gym, incontri per il Riconoscimento del metodo di studio e Tecniche di memorizzazione, fino a quando, in seconda media, lungo il nostro percorso abbiamo trovato quello che oggi definirei un “angelo” in tutti i sensi.
Il Sogno di EMAL
Abbiamo incontrato una professoressa referente DSA della scuola frequentata da mio figlio che è riuscita, con i suoi metodi, la sua conoscenza, la sua intelligenza e la sua empatia, a fornigli gli strumenti che gli hanno permesso di crescere in autostima e in autonomia.
Con lei ho iniziato una collaborazione genitori-scuola, di fondamentale importanza per i DSA e insieme abbiamo cercato di capire in quale direzione avremmo potuto andare per aiutare tutti quei ragazzi e quelle famiglie che vivevano l’essere DSA come qualcosa di cui vergognarsi, o una malattia da curare…
Avremmo voluto aprire un centro dove veder collaborare genitori-tutor-ragazzi con laboratori creativi ed esperienziali, metodi di studio per compensare e supportare, che non gravasse troppo sulle risorse economiche di ciascuna famiglia pur retribuendo le persone coinvolte nel progetto.
Purtroppo pochi anni fa questa meravigliosa persona ci ha lasciato, senza dimenticare però i suoi ragazzi, che valutava una risorsa e non una “palla al piede”.
Da allora è stato creato un fondo a suo nome, il Fondo Comolli Bernini, e ora ho deciso di far nascere l’Associazione che prende il nome di “Il Sogno di EMAL”.
Questo era il nostro sogno che ho deciso di far diventare realtà insieme a mio figlio DSA.
Quello che dico ai genitori è di informarsi e cercare di capire che i nostri figli hanno una caratteristica innata differente dagli altri ragazzi e che solo facendo crescere la loro stima e dandogli gli strumenti efficaci ed efficienti saranno in grado di arrivare a qualsiasi livello scolastico e di prospettiva di vita.